Valerio Anceschi.

Tra intenzionalità e azzardo

a cura di Francesca Pola

Titolo, Rivista scientifica-culturale d'arte contemporanea

gennaio 2006

Valerio Anceschi ha presentato a Milano una serie inedita di lavori recenti, che testimoniano nuovi sviluppi della sua pratica scultorea, coerente con le indagini che ormai da alcuni anni va perseguendo in merito alle possibilità di quella che egli ama definire una scultura senza progetto. L’elaborazione creativa delle sue opere è infatti al medesimo tempo di natura immediata e complessa: l’artista procede direttamente dalle sollecitazioni del materiale, il ferro (sin dai suoi inizi, elemento costituitivo del suo linguaggio plastico), non in un’ottica di primato sensoriale, ma in quella di una relazione primariamente fisica e formale, che si instaura nell’atto stesso di scelta e collocazione (non composizione) del singolo frammento in un insieme articolato, che trova il proprio significato nella combinazione di una espressività inerente la materia e di un prelievo che resta non elaborato.
L’idea fondamentale sottesa a questa pratica di Anceschi, che tende a svuotare di peso i frammenti da lui prescelti, non è infatti una intenzionalità di allusione figurale (anche quando le sue titolazioni sembrano, in apparenza, riportarci ad ambiti immaginifici), ma la sottolineatura di questa potenzialità stessa inerente la forma dell’esistente, mai modificata, ma semplicemente accostata, che dà luogo a grovigli di sottili ondulazioni, generalmente a direzionalità verticale e vettorialità ascensionale, a sottolineare questo paradosso gravitazionale della relazione tra forma e materia. Proprio per questo motivo, fondamentale nel procedimento creativo di Aceschi è il momento della saldatura dei diversi elementi che compongono l’opera: è in quel preciso istante che si attua l’unione di quelle vite distinte dei vari frammenti di esistenza, che restano sospesi nel tempo assoluto della scultura, senza più passato o futuro. Tale sospensione si configura nelle opere di Anceschi in quel movimento implicito che pare caratterizzarle: in quel vivere organico stesso del singolo frammento (il suo taglio, i segni dell’azione dell’atmosfera, il suo posizionamento spontaneo) che si cristallizza in un dato incontro con altri analoghi relitti trasfigurati della nostra epoca. Da qui anche la volumetria sfuggente di questi lavori, nei più recenti dei quali i temi dell’equilibrio e del disequilibrio assumono, nell’ambito stesso del percorso di Anceschi, nuova declinazione, ad esempio in opere come Bifase (2004), Bilancere (2005), Decollo morbido (2005), ma anche allusività che si caricano di essenzializzati riferimenti figurali o naturalistici, come in Fiore futurista (2004), Garbuglio (2005), Orchidea mascula (2005).
In occasione della mostra è stato edito un catalogo, con una presentazione di Gillo Dorfles (Tra intenzionalità e azzardo) e un testo dell’artista (La sorpresa del movimento).

Francesca Pola