’Levia Gravia’, opere che parlano d’attualità

a cura di Roberta Bezzi

Il resto del Carlino

15 aprile 2023

Francesco Tedeschi, curatore della mostra di Anceschi e Scarabelli, al via oggi a Sabe per l’Arte: "Uniscono leggerezza e fisicità"

Fanno il loro esordio insieme ed espongono per la prima volta a Ravenna, gli scultori ‘post moderni’ Valerio Anceschi e Luca Scarabelli, alla Fondazione Sabe per l’Arte (via Pascoli 31) dove inaugura oggi alle 11 la mostra ‘Levia Gravia’ che resterà aperta fino al 24 giugno. Nella galleria ravennate a due passi dal Mar, aperta nel novembre 2021 e specializzata in scultura, il visitatore può immergersi in un percorso emozionale in cui le opere dei due artisti, dieci per ciascuno, sono sapientemente mescolate. A parlarne è il curatore Francesco Tedeschi, professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano.

Tedeschi, com’è nato l’incontro tra questi due artisti?

“In realtà tra di loro non si conoscono anche se, avendo solo dieci anni di differenza, frequentano lo stesso ambiente artistico. Personalmente li apprezzo e ho la fortuna di essere un po’ cresciuto con loro nei primi anni Novanta, quando già mi occupavo di organizzare mostre di giovani che si muovevano fuori dalle tendenze definite, un po’ concettuali e un po’ poetici”.

Quali sono le specificità di Anceschi, milanese classe 1975, diplomato a Brera, figlio e nipote d’arte (, il nonno è Giovanni Anceschi, tra i fondatori dell’arte cinetica e programmata)?

“Conosco Valerio da sempre. La sua scultura è frutto del piacere della forma del ferro colorato. Ama lavorare con materiali di recupero, per lo più ferro e scarti provenienti dalle fonderie, che prendono forma dalle sue elaborazioni. Le sue opere giocano sul confronto tra il peso della materia e la leggerezza della forma”.

La mostra si intitola ‘Levia Gravia’ che accosta alla leggerezza formale la presenza fisica che la scultura porta con sé. Una caratteristica che è anche di Scarabelli?

“Sì, in questo intreccio c’è la comunanza fra i due artisti. Nato a Varese nel 1965 e con all’attivo numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, a differenza di Valerio, Luca ama usare oggetti finiti di recupero come cassette della frutta o copertoni delle biciclette che, opportunamente sistemati, assumono significati quasi metafisici e concettuali. Realizza poi docufilm, performance musicali e libri d’artista”.

Interessante è anche il loro rapporto con il colore…

“Sì. Anceschi usa molto il rosso, per vivacizzare, e il nero. Scarabelli invece ricopre di nero i suoi oggetti, conferendo loro oscurità e pesantezza. Significativa al riguardo è una sfera di pallone da calcio tagliata in due e ricoperta di nero, intitolata ‘La fine del mondo’, realizzata all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina l’anno scorso. Le loro sono anche opere legate all’attualità”.

Roberta Bezzi