Levia Gravia. L’idea di scultura di Anceschi e Scarabelli

a cura di Francesco Mattia Ferrari

www.espoarte.net

10 maggio 2023

Fondazione Sabe per l’arte nasce con l’obiettivo di promuovere la scultura contemporanea, obiettivo perseguito in ogni mostra fin dalla sua apertura attraverso l’esposizione, analitica e monografica, del lavoro di diverse artiste. Ci troviamo invece qui per la prima volta in Fondazione ad osservare una doppia personale di due artisti apparentemente opposti, i quali con le loro opere ci fanno domandare cosa sia oggi la scultura.

In Levia Gravia, curata da Francesco Tedeschi e visitabile presso Fondazione Sabe fino al 24 giugno 2023, troviamo accostate e in dialogo le poetiche di Valerio Anceschi (Milano, 1975) e Luca Scarabelli (Varese, 1965), ed è proprio grazie al titolo che scopriamo il punto d’incontro dei due artisti. I concetti di “levità” e “gravità” permeano infatti le diverse opere esposte, come l’idea di scultura in generale, in quanto con “levità” possiamo intendere una ricerca di leggerezza formale, ma anche forse un momento di sospensione tanto spaziale quanto temporale. Mentre la “gravità” è ciò che più direttamente possiamo attribuire alla scultura, al suo rapporto col terreno e presenza materiale.

Lo spazio della Fondazione poi si pone come fondamentale alleato nella trasmissione di questo messaggio, nonché nel dialogo fra i due artisti; col suo ampio spazio illuminato permette alle sculture di respirare donandogli leggerezza, mentre attraverso il rapporto tra pavimento (ospitante le molte opere di Luca Scarabelli) e soffitto/pareti (i quali sospendono le opere di Valerio Anceschi), due elementi dotati di una certa personalità, possiamo cogliere al meglio la poetica dell’esposizione.

La doppia personale di Anceschi e Scarabelli introduce lo spettatore ad un interessante discorso sulla natura della scultura contemporanea. Da un lato troviamo un artista, Valerio Anceschi, che lavora con materiali di riuso, frammenti di metallo, che utilizza per creare sculture bi-tridimensionali, spesso in grado di “muoversi” grazie alla loro leggerezza, e con una spiccata cromia. Dall’altro lato Luca Scarabelli opera attraverso l’utilizzo di oggetti comuni, objet trouvé dai toni scuri, che vengono ricontestualizzati quasi con una poetica dada, narrativa ed ironica. Per cui possiamo dire che oggi la scultura è ancora legata certamente ad una dimensione “artigiana” in cui l’artista modella l’oggetto, come nel caso di Anceschi, ma allo stesso modo è considerata scultura la nuova creazione assemblata da oggetti preesistenti e dotati di nuova plasticità e significato.