2008 Vincitore del “Premio Internazionale Giovane Scultura Contemporanea in Ferro – Premio ILVA”

con diritto e finanziamento per la realizzazione dell’opera nella piazza G. M. Bottero, Masone, GE.

a cura di Eugenio Carmi, Claudio Cerritelli

Comune di Masone

5 giugno 2008

Relazione del progetto

bozzetto per "Premio Giovane Scultura Contemporanea in Ferro - Premio ILVA"

Il bozzetto da me presentato ha le dimensioni in scala 1:10.
Ho cercato di tener conto delle richieste del bando (per quanto riguarda il punto b), nel rispetto della tradizionale attività produttiva di Masone, quale appunto la forgiatura e la lavorazione del ferro.
La scultura è ricavata da una lastra di ferro, da me trova- ta, che aveva una sua particolare forma e taglio.
La lastra ha subito, successivamente, una trasformazione tridimensionale mediante una serie di curvature e piega- ture.
La scultura ha una propria stabilità molto ben calibrata, ma per la migliore garanzia di sicurezza è preferibile installarla su un plinto sotterraneo (nascosto).
La scultura non presenta particolari pericolosità, non ha punte pericolose o parti taglienti che possano recare danno a persone. Il mio lavoro artistico non mi porta mai ad una idea di scultura poggiata su un prorompente basamento. L’ideale sarebbe di appoggiarla direttamente sull’asfalto, ma chiaramente in uno spazio pubblico non può essere possibile. Quindi sarebbe preferibile un basa- mento di un gradino di circa 25 – 35 cm di altezza, un gradino abbastanza alto per impedire a una macchina di accedervi, ma non troppo alto perché il pubblico deve potersi avvicinare e anche entrare nella scultura.
Il basamento può essere fatto con qualsiasi materiale, magari un materiale non troppo decorativo ma abbastan- za neutrale rispetto alla scultura.
Verrà fatto un trattamento di conservazione ai fini di avere la scultura a zero manutenzione.

Il mio “fare”

Il mio lavoro è una continua attenzione per recepire cogliere selezionare individuare ogni possibile traccia del vissuto che contenga in sè un potenziale di mobilità. Anche la più piccola scheggia di ferro che entra nel mio lavoro, ci entra perché aveva in sé qualcosa che la pre- disponeva al movimento, a partecipare a un movimento. Il mio fare consiste nel manipolare il materiale con le mani.
La manipolazione risponde alle indicazioni che stanno dentro ai materiali.
Il progetto dell’opera è, per me, una continua inter- rogazione con il desiderio dell’opera.
Chiedo nello stesso momento in cui mi sto rispondendo.
Sento l’arte come un movimento che ho bisogno di avere incessante e sempre vivo, e gratificante.
Le varie singole scelte, tutti i singoli atti, le più minute selezioni, non possono non essere sostenute che da una tensione positiva. Certo, mi interessa assai il risultato finale, ma per arrivare al mio risultato “speciale” è anche importante il processo. Il progetto è nel processo.
C’è un punto in cui l’opera mi si dà, mi è uscita dalle mani, è là, e io posso riconoscerla come fatta.
valerio anceschi